Dottore ho una gran confusione in merito all'intervento chirurgico che mi è stato proposto: mi può aiutare a capire? Devo fare una quadrantectomia per il riscontro di un “carcinoma infiltrante non speciale della mammella”: perché dev'essere associata la biopsia del linfonodo sentinella?
Risponde il Dr Domenico Gerbasi
Dopo una diagnosi di tumore della mammella riscontrato mediante autopalpazione o confermato mediante mammografia, ecografia mammaria, biopsia ed esame istologico, nella fattispecie carcinoma infiltrante (lobulare o duttale non speciale) della mammella, occorre aver chiaro che, per definizione, questo tumore - potenzialmente infiltrante - potrebbe (ma non necessariamente è così) aver inviato metastasi in altri punti dell'organismo.
In buona parte dei casi, se ciò avviene, i primi punti del corpo ad essere coinvolti sono i linfonodi ascellari dello stesso lato (es. linfonodi ascellari di destra se il tumore mammario è a destra). Talvolta invece altri organi vengono coinvolti da metastasi, ma fortunatamente è più raro in caso di diagnosi precoce.
Con il metodo della biopsia del linfonodo sentinella intra-operatoria è possibile individuare, con una radio-sonda speciale, esattamente il primo linfonodo (cioè linfonodo sentinella) ad essere eventualmente coinvolto nel processo di metastasi di cellule tumorali che possono essersi distaccate dal sito del tumore primitivo della mammella e migrate fino al linfonodo.
Durante l'intervento chirurgico nella nostra Breast Unit Bergamo Est - sia presso l'Ospedale di Seriate che in quello di Piario - si esegue l'esame estemporaneo al criostato per valutare se ci sono le cellule metastatiche o meno: se il linfonodo è indenne NON si rimuovono altri linfonodi e si conclude così l'intervento chirurgico. Viceversa, in caso di macrometastasi si effettua l'asportazione totale dei linfonodi ascellari (dissezione ascellare totale o linfadenectomia ascellare o svuotamento del cavo ascellare).
In caso invece di micrometastasi del linfonodo sentinella, oggi le linee guida non impongono più, come avveniva un tempo, di effettuare la linfadenectomia.
In una minima percentuale di casi è possibile che dopo la linfadenectomia ascellare si sviluppi una condizione detta di linfedema del braccio (braccio grosso), spesso necessariamente da trattare mediante linfodrenaggi manuali o meccanici per lungo tempo e non sempre con risultati definitivi.
Ecco perché si cerca di evitare la linfadenectomia se non necessaria ai fini della stadiazione.
In caso si riscontrasse un numero di linfonodi metastatici ascellari (all'esame istologico definitivo e conclusivo) maggiore di 3 la paziente viene di solito sottoposta anche a radioterapia ascellare, sempre secondo i protocolli terapeutici più aggiornati.