Dottore, al termine della mastectomia è possibile la ricostruzione immediata del seno?
Risponde il Dr Domenico Gerbasi
Le donne che vanno incontro ad un intervento di mastectomia (comunemente effettuate presso l'ASST Bergamo Est di Seriate), cioè asportazione totale della mammella a causa di un tumore, se sussistono le condizioni ideali e non vi sono controindicazioni, possono liberamente e mediante il S.S.N. concordare con il chirurgo senologo di sottoporsi contemporaneamente alla ricostruzione immediata in 2 tempi con una protesi temporanea chiamata ESPANSORE: essa viene posizionata sotto il muscolo pettorale e viene poi riempita con un liquido (soluzione fisiologica) nelle settimane successive all’intervento.
Generalmente l’espansore al termine dell’intervento è già gonfiato al 50%-60% circa del suo volume e il resto del liquido viene aggiunto in ambulatorio successivamente e gradualmente in maniera indolore: in tal modo la paziente risvegliandosi dall’anestesia scopre di non essere affatto “piatta” dal lato operato e questo rappresenta un sollievo di tipo psicologico non indifferente. Per riempire l’espansore si usa un piccolo magnete che viene consegnato alla paziente alla dimissione dall’Ospedale e che porterà nelle successive medicazioni ambulatoriali: esso serve al chirurgo senologo per individuare il punto esatto dove si trova la valvola che permette il riempimento dell’espansore. Essendo quest’ultima di metallo, non è possibile sottoporsi a Risonanza Magnetica fino a quando si ha l’espansore, ma occorre trovare alternative diagnostiche.
Nella maggior parte dei casi si preferisce consigliare alla paziente di far indossare nell’immediato periodo post-operatorio un apposito corpetto elasticizzato (facilmente reperibile nei comuni negozi di articoli sanitari) contenente anche una fascia elastica appositamente creato per queste situazioni e generalmente indossato per un mese dal giorno dell’operazione (15 giorni 24 ore su 24 e per i 15 giorni successivi indossato solo di giorno), il tutto per mantenere l’espansore nella sua sede, evitando medicazioni troppo compressive e fastidiose. Al termine della cicatrizzazione , dopo circa 2 settimane dall’intervento è bene che la paziente massaggi delicatamente il seno ricostruito applicando una comune crema idratante, almeno una volta al giorno: ciò garantisce maggiore morbidezza ed elasticità dei tessuti.
In tal modo, espandendosi, l’espansore mima ciò che avviene alla pelle addominale durante la gravidanza: si crea lentamente una tasca mediante la distensione delicata dei tessuti dall’interno. In questa prima fase si mira ad ottenere solo un volume ideale più che una forma: essa si avrà una volta impiantata la protesi in silicone. L’espansore in altre parole “prepara” la tasca per l’impianto della protesi vera e propria e permette di ottenere un buon risultato finale con un seno molto simile al naturale e con un solco sottomammario ben definito.
Naturalmente, è inutile dirlo, il seno ricostruito non sarà mai identico a quello sano, ma l’effetto complessivo finale risulta molto gradevole, permette il ripristino dell’integrità fisica della donna che si traduce in un benessere anche e soprattutto psichico e può permettere una normale vestibilità degli indumenti.
Questa metodica prevede in totale 2 interventi: a distanza di tempo dalla mastectomia + impianto dell’espansore, la paziente viene sottoposta al secondo intervento che prevede la sostituzione dell’espansore con la PROTESI in silicone.
E’ bene sapere che le protesi, dopo circa un decennio dall’impianto, vanno accuratamente ricontrollate, perché potrebbero lentamente perdere le loro caratteristiche di integrità e in tal caso occorrerà sostituirle chirurgicamente. Per tale motivo ci si può tranquillamente rivolgere al proprio senologo di fiducia che, conoscendo le metodiche di controllo delle protesi, saprà consigliare al meglio sul da farsi.
Talvolta secondo il desiderio della paziente, se occorre, è possibile concordare con i chirurghi senologi e plastici la contemporanea simmetrizzazione del seno controlaterale (quello sano) che magari appare di dimensioni differenti (“mastoplastica riduttiva” se appare troppo grande o “additiva” cioè si inserisce una protesi se è troppo piccolo), oppure troppo “cadente” (correzione della ptosi mammaria mediante “mastopessi”).
Il tempo di recupero post-operatorio non è particolarmente lungo e dopo qualche settimana generalmente la paziente riprende tutte le normali attività quotidiane, evitando però di effettuare sforzi fisici con i muscoli pettorali, specie dal lato sottoposto a ricostruzione mammaria.
A distanza di circa un anno almeno dall’impianto della protesi definitiva, dopo aver cioè atteso un assestamento dei tessuti e della protesi, se vi è il desiderio della paziente, è altresì possibile programmare la ricostruzione del complesso areola-capezzolo. Esistono altre metodiche più complesse di ricostruzione del seno che possono prevedere l’impianto di tessuto proveniente dall’addome o dal dorso, ma di questo è bene parlarne con il proprio chirurgo plastico di fiducia o leggere l’apposita sezione di questo sito.